L’interruzione dei rapporti commerciali con la Russia metterebbe a rischio il 12,2% della produzione agricola regionale minando così parte dell’autoproduzione del fabbisogno alimentare. A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base dell’ultima indagine di Irpet secondo cui l’agricoltura sarebbe tra i settori sicuramente esposti a fronte di un azzeramento, senza sostituzione, delle importazioni russe funzionali alla ricetta produttiva. +6.3% l’aumento previsto sui prezzi dei prodotti alimentari. A rischio ci sono, secondo Coldiretti Toscana, 5.000 imprese agricole (11%) mentre più di una impresa su tre (38%) ha i conti in rosso con il conflitto che sta producendo 600 milioni di euro di costi di produzione in più al settore a causa dei rincari dei prodotti energetici e delle materie prime essenziali. La guerra è arrivata rapidamente dentro il carrello della spesa sempre più vuoto per colpa dell’andamento generale dell’inflazione che ha provocato un nuovo balzo dei prezzi alimentari che fanno registrare al consumo un aumento medio del 6,3% (rispetto al +5,8% di marzo) con un effetto dirompente sull’attività delle imprese e sulle tavole dei consumatori. In cima alla classifica dei rincari ci sono gli oli di semi, soprattutto quello di girasole – sottolinea Coldiretti Toscana – che risente del conflitto in Ucraina che è uno dei principali produttori e ha dovuto interrompere le spedizioni per via del conflitto, mentre al secondo posto c’è la farina, con i prezzi in salita del 17,2% trainati dagli aumenti del grano, e al terzo il burro (+15,7%). 

Rincari a doppia cifra – continua Coldiretti Toscana – anche per la pasta (+14,1%) con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte, seguita da carne di pollo (+12,2%) e verdura fresca (+12%). Pesanti gli aumenti anche per i frutti di mare con +10,2%, gelati a +9,5%, uova con +9,3%, mentre chiude la classifica il pane, che costa l’8,4% in più rispetto allo scorso anno.

Se i prezzi per le famiglie corrono l’aumento dei costi colpisce duramente – precisa Coldiretti Toscana – l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi, dal +129% per il gasolio al 30% per il vetro, dal 15% per il tetrapack al del 35% per le etichette, dal 45% per il cartone al 60% per i barattoli di banda stagnata fino ad arrivare al 70% per la plastica con incrementi dei costi correnti di 14.358 euro in media ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea.


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